Un gioco disarmante
Figuriamoci quelle giocattolo!
Questo per me è un'assioma, una delle poche certezze insieme al pericoloso utilizzo degli schermi prima dei 3 anni e dello smartphone prima dei 14.
Da qui alla fine dell'articolo vi dimostrerò che non sempre le convinzioni rimangono granitiche e che questo non significa che non siamo persone coerenti o genitori con poco polso.
Vi dimostrerò che avere un bambino significa essere consapevoli di rinascere e crescere come genitori e che dunque:
Genitori non si nasce ma si diventa.
Giocattoli, istruzioni per l'uso
La fabbrica dei giocattoli è una specie di cornucopia che non smette mai di sfornare oggetti di ogni materiale, colore, qualità e genere.
Quando fantastichiamo sul tipo di educazione che daremo all'essere che cresce nel grembo della madre, i più vedono solo legno non trattato, stoffe e materiali il più naturali possibile e via dicendo.
Poi arriva la realtà con i suoi natali e compleanni e tutti i nostri buoni propositi finiscono insieme al motivetto "scarta la carta", ovvero nel bidone della spazzatura (quasi mai differenziata!).
Ma quando accade che chi ci sta intorno non ascolti i nostri suggerimenti sostenibili e con un preciso intento educativo? O che noi stessi viriamo seguendo il vento del momento, dettato magari da "quello che fanno gli altri", fosse solo per il quieto vivere?
Non c'è una regola, ma mille concause che ci portano a pensare che forse siamo troppo rigidi e quello che stiamo facendo magari non è la cosa migliore per il benessere di nostro figlio o nostra figlia.
Per me non comprare armi giocattolo a mio figlio è stata ed è una scelta etica.
Un principio secondo cui le armi rimandano a quelle vere che sappiamo bene non sono mai portatrici di buoni intenti.Ma poi, tra tutti i giochi possibili devo proprio avere un'arma in casa?
Questo è ciò in cui credo e ciò che ho sempre raccontato e spiegato a mio figlio di 5 anni che diverse volte, soprattutto d'estate, mi ha chiesto di comprare una pistola giocattolo.
Argomento in genere che per sparare l'acqua ci sono tanti altri modi, ad esempio il tubo spara-acqua: diamola sempre un'alternativa, il NO secco di solito non soddisfa mai un bambino curioso di fare esperienze e sortisce spesso l'effetto contrario. Dico anche che per giocare agli indiani o per annientare il nemico ci si può guardare intorno e vedere quale oggetto utilizzare o costruire.
Poi arrivano Gli Altri.
Gli Altri sono i compagni di scuola, i bambini che giocano al parchetto, nonni, zii, cugini, parenti in genere, amici, amici di amici.
Insomma, tutti coloro che potrebbero non avere la nostra stessa sensibilità rispetto a questo tema, per cui "Ma si come sei esagerata, è solo un gioco, lasciagliela usare quella pistola!".
Bene.
Qui si apre l'enorme dilemma: privo mio figlio di un'esperienza che vede fare alla maggior parte dei coetanei o tengo fermo un mio principio e combatto a spada tratta - passatemi il gioco di parole - per un mio valore?
Combattere la frustrazione
Poi arriva il giorno in cui decidi di approfondire e ripeschi studi fatti tanti e tanti anni fa e rileggendo cominci piano piano a togliere quella patina che a volte si crea davanti agli occhi di un genitore che vorrebbe fare tutto bene, che crede che partire da una convinzione granitica sia la cosa migliore da fare.

Giocare alla guerra, simulare una battaglia, rappresentano un tema universale che fa parte di ogni cultura, indipendentemente dal contesto politico o sociale.
Lo psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim afferma che impedire di fare i giochi con le armi "perché si ha in odio la violenza e la guerra, è negativo per il bambino e riflette esclusivamente preoccupazioni e paure nostre. C'è chi teme che la passione per le armi, da bambini, sia la causa della violenza degli adulti, o addirittura che giocando a questi giochi, il loro figlio possa diventare da grande un assassino. Ma questi sono ragionamenti sbagliati e pericolosi".
Pensare che un bambino e una bambina possano diventare persone violente in età adulta solo perché giocano simbolicamente con le armi, equivale a pensare che possano diventare ingegneri o muratori perché fanno le costruzioni con i mattoncini, meccanici o piloti d'aereo perché amano giocare con le macchinine o gli aeroplani.

Bambini e bambine vivono nel quotidiano una serie di frustrazioni connaturate alla loro immaturità e giovane età, essi hanno bisogno di imparare a tollerare e gestire la frustrazione, ma in alcune situazioni è normale che manifestino una quota di tensione aggressiva fisiologica. Tensione che è necessario esprimano e canalizzino in modo sano.
Dice Bettelheim "… giocare alla guerra e con le armi consente di scaricare le frustrazioni accumulate, e quindi tende a ridurne il livello. Di conseguenza il bambino riuscirà a controllare i sentimenti aggressivi e ostili, più facilmente che non se gliene fosse impedita la scarica a livello simbolico."
Giocare "per finta" alla guerra
Il gioco rappresenta un canale privilegiato per poter esternare le tensioni in due forme:
- LA FORMA SENSOMOTORIA: con i giochi di movimento, costruire grosse torri con gli scatoloni da abbattere e poi rifare, manipolare vari tipi di impasto, lanciare oggetti.
- LA FORMA SIMBOLICA: bambini e bambine inventano scenari di gioco fantastici, impersonano supereroi e personaggi cattivi, giocano a guardie e ladri, o giocano a fare la guerra. Tra spari e battaglie simulano la lotta tra il bene ed il male.
In questo modo manifestano in modo simbolico le loro tensioni emotive senza fare male a nessuno perché tutto avviene sul piano della finzione.
I bambini e le bambine amano giocare con pistole, fucili e spade perché sono oggetti che rispecchiano un'immagine di "Sé Potente".
Attraverso il gioco delle armi a loro interessa distruggere ed uccidere l'altro perché nella finta morte dell'amico o amica possono riconoscere la propria potenza. Dopodiché, il finto morto deve risuscitare subito per poter fare ancora e ancora questo gioco divertente che dimostra il potere del bambino e della bambina nel mondo.
Per questo nel gioco con le armi i bambini e le bambine tendono a fingere di essere dei supereroi o comunque dei personaggi invincibili che non hanno paura di niente.
Di conseguenza, attraverso il gioco simbolico delle armi – e molte altre forme ludiche – bambini e bambine recuperano quel senso di potere di cui necessitano per rinforzare il proprio Sé, sviluppare una buona autostima, sentirsi capaci, buoni, forti e costruire una solida personalità.
Giro di volta
Accade che un giorno ci inviti a giocare a casa la nonna di un nuovo amichetto di mio figlio. Un amichetto a cui tiene molto, fuori dall'ambito scuola quindi con dinamiche nuove e campi di esperienza da conoscere ed esplorare. Ha un'immensa stanza piena solo di giochi, un paradiso!
I due rimangono da soli per un po' e svuotano un enorme baule pieno di mezzi di trasporto, palline, costruzioni, varie ed eventuali.
Quando io e la nonna rientriamo nella stanza delle meraviglie, i bambini saltavano felici sul lettone.
Ad un certo punto mio figlio - con sguardo curioso e sfidante che sembrava proprio dire 《 Vediamo cosa dici adesso, mamma》 - mi punta addosso Lei, un'arma...!
Io, pronta a tutto, in queste occasioni mi trovo inizialmente sempre in difficoltà, lo ammetto.
Togliere un gioco di mano al proprio figlio, davanti al suo giovane proprietario che ovviamente ne va anche fiero, non sembra la scelta migliore. Oltre a creare quel boomerang che prima o poi ti rimbalza contro, per cui se privi i bambini di qualsiasi cosa, i loro desideri si spostano proprio li, sugli oggetti o cibi o attività vietati, intoccabili, inavvicinabili.
Non lo posso avere, allora lo voglio!
Altro giorno, stessa scena.
Lascio mio figlio in giardino. Dopo un po' esco e lo trovo felice con un bel fucile ad acqua che maneggiava con fierezza:《Mamma, hai visto cosa mi ha regalato Giulio!》.
Giulio è il nostro vicino di casa, stessa età ed interessi di mio figlio, li divide solo una rete.
Una rete che però non filtra e non divide, una rete attraverso la quale i bimbi hanno creato un dialogo continuo ed un incredibile scambio di giochi.
Volete sapere cosa ho fatto in entrambi i casi?
Quasi nulla.
Ho sorriso, ho permesso a mio figlio di fare esperienza maneggiando le due armi giocattolo senza creare falsi oggetti del desiderio.
In un secondo momento ho sparpagliato qua e là bastoni di legno, oggetti di riciclo differenti, in modo che potesse attingere da materiali che possono diventare qualsiasi cosa, compresa un'arma.
Perché un'arma che può fare solo l'arma, fine a se stessa, non ha la stessa valenza di un oggetto che stimola la fantasia dei più piccoli, come ad esempio lo stesso oggetto che da pistola può trasformarsi in bandiera bianca, simbolo di resa e pace.
Posso quindi continuare a non comprare armi giocattolo a mio figlio, permettere serenamente che giochi con quelle che troverà lungo il suo percorso e fare in modo che scopra e coltivi la bellezza di creare armi, se lo desidera, con tutto ciò che lo circonda.
Questo non fa di me un genitore insicuro, dalle idee poco chiare o senza polso.
Un'assioma che non cambia ma si trasforma insieme al mio essere genitore consapevole, che si mette costantemente in discussione.
Cos'è la genitorialità se non un gioco disarmante, in cui non esistono vincitori né vinti ma solo individui che provano, imparano e crescono insieme?
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