Mamma perfetta? No, grazie.

12.04.2023

Chi non è mai stato colto dall'ansia di dover essere abbastanza?

Abbastanza forte per andare avanti dopo la fine di una storia d'amore. Abbastanza magra per entrare nei pantaloni che vanno di moda. Abbastanza preparata per il colloquio di lavoro della tua vita. Abbastanza simpatico per far colpo sui genitori del tuo fidanzato o fidanzata. Abbastanza.

In poche parole ciò che provano le mamme oggi: essere abbastanza TUTTO per poter rientrare nelle grazie di TUTTI.

Un funambolo con una pila di libri sulla testa che cerca di non fare il passo sbagliato: un incubo insomma!

Quello della mamma perfetta è un mito

Una serie infinita di stereotipi fini a sé stessi ha inquinato uno dei presupposti dell'essere madre, ovvero far parte di un mondo variegato, complesso, dinamico.

In una società veloce come la nostra, gli stereotipi ci fanno credere che sia possibile capire perfettamente un fenomeno considerando solo pochi elementi: e così ci limitiamo a considerare l'esistenza di una buona madre o di una cattiva madre.

Sei una buona madre fino a che allatti, cambi il pannolino a tuo figlio, lo accompagni a scuola con il sugo già pronto per la cena, e riesci anche a fare una telefonata al tuo commercialista. Appena ti dimentichi a casa il grembiule dell'asilo, perché in mano avevi chiavi, borsa dell'ufficio, telefono e - non ultimo - tuo figlio...allora vai subito nella casella della cattiva madre "senza passare dal via".

E per tornare nella casella di buona madre ne devi lanciare di dadi, cara mamma.


Nella mia completa ingenuità e con il mio bel bagaglio culturale e di formazione, prima di diventare madre avevo già deciso che mio figlio avrebbe guardato pochissima televisione e solo dai 3 anni in su.
L'esperienza, la vita quotidiana e la scelta di un sano equilibrio familiare mi hanno fatto cambiare idea.
Non serve a nessuno applicare una bellissima regola "da manuale" se poi arrivi a sera sfinita, nervosa, arrabbiata con il tuo compagno e non sei riuscita a finire di scrivere un progetto cosi prezioso per la tua professione.
Quando le tue scelte o esigenze imprescindibili ti hanno portata ad esserci per tuo figlio, a non delegare a baby sitter, nonni o altri servizi...il compromesso è necessario e qualche cartone animato diventa un buon alleato.
Sono per questo una cattiva madre? Direi proprio di no.

Certo, le fiabe non ci aiutano! Abbiamo la matrigna senza scrupoli di Cenerentola. Biancaneve che perde la madre ancora prima che inizi la storia lasciando il posto ad una matrigna, anch'essa senza cuore. La mamma di Hänsel e Gretel che vorrebbe abbandonarli nel centro di un fitto bosco.

Mancano le mamme normali

Quelle che fanno la spesa, lavorano, vanno a correre per rimanere in forma, si stancano, sbagliano, ogni tanto un aperitivo con le amiche, che brancolano nel buio, che non dormono perché stressate, che si prendono cura dei propri figli amorevolmente ma che a volte vorrebbero "cancellarli" per rimanere un po' da sole e respirare.

Non solo mancano ma ad oggi ci ritroviamo con un'ulteriore etichetta, quella della donna-mamma-lavoratrice appagata e realizzata in tutti i ruoli che ricopre ed ovviamente eccelle in tutto! È lei, è la mamma perfetta.

La mamma perfetta non ha bisogni, desideri contrastanti, diversi da quelli che prevede lo stereotipo. Non può avere esigenze personali se non nel tempo che le avanza. Né prendersi cura di se stessa e voler bene ai propri figli senza provare un minimo di senso di colpa, fallimento o rabbia.

In suo aiuto un fedele "alleato", il multitasking.

Ma il multitasking è davvero un aiuto ed una risorsa o solo un limite?

Intanto partiamo dal termine che ci viene prestato dalla scienza informatica ed equivale a dire che, come un sistema operativo, riusciamo a svolgere più programmi insieme dedicando a tutti la stessa attenzione.

Sono a casa davanti al computer che scrivo un progetto per una scuola, nel frattempo non sento più il rumore della lavatrice («forse dovrei approfittare di questo bellissimo sole per stendere»), sono forte e non mi alzo. Un altro pensiero mi passa per la testa, «cosa mi aveva detto l'educatrice a proposito dei morsi che aveva iniziato a dare mio figlio? Che avrei potuto scriverle in qualsiasi momento...». Ritorno al computer ma anche il pensiero della cena da preparare perché «poi non ho tempo» si fa avanti. Sono i diversi programmi che si aprono contemporaneamente nella testa della donna-mamma-lavoratrice.

Una caratteristica comoda ma che a lungo andare genera stanchezza, nervosismo, frustrazione e stress. Tanto da desiderare di poter fermare tutti i pensieri per gestirne uno alla volta. Esattamente come fanno gli uomini, anche padri. 

Le ultime ricerche neurobiologiche ci parlano di un cervello "nuovo" delle madri

Durante la gravidanza il cervello della donna si modifica attraverso una ristrutturazione delle connessioni cerebrali, che si specializzano nella comprensione delle emozioni e si proiettano verso l'esterno. Lo scopo è facilitare l'accudimento del figlio, attivare delle "antennine" che captano ogni minimo bisogno del bambino o della bambina, adattarsi a situazioni sempre nuove inerenti il suo accudimento.

Cosa comporta questa "sintonizzazione" continua con un figlio?

Che le regole del multitasking vengono meno.
L'attivarsi su più fronti per evitare sensi di colpa non collima con una natura che ha trasformato la donna in una madre completamente rivolta verso la propria creatura, almeno per un paio di anni dalla sua nascita.

Affinché il multitasking rimanga una risorsa e non uno spreco di energie che genera malessere, va orientato nella giusta direzione: una cura condivisa, come ci suggerisce Valentina Simeoni, antropologa ed insegnante montessoriana.

Cura condivisa significa che è la società a proporre interventi di sostegno alla genitorialità ed ognuno dei genitori deve essere disposto a rivedere le priorità, se necessario

Perché l'ambiente intorno ad una madre gioca un ruolo determinante, rafforzando o inibendo le risposte multitasking del suo cervello.

Essere perfette allora non sarà più un'esigenza, quel vuoto verrà colmato da qualcun'altro (marito, genitore, amica, servizi educativi o di sostegno alla genitorialità) o rimarrà semplicemente li, vuoto.

Alla luce di tutto questo vogliamo davvero essere madri perfette?
No, grazie.

Sbagliare e ripartire consapevoli dell'errore fatto rientra tra i presupposti dell'essere genitore, quindi vogliamo solo essere libere di sbagliare, di vivere con tutte le nostre forme, capacità e contraddizioni.

Libere di essere senza etichette.



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